Resp. sanitaria

RESPONSABILITÀ SANITARIA - "A 16 anni sono stata violentata da un insegnante, poi condannato a pena lieve per tumore al cervello e ora libero: posso rivalermi?".

StarBene n° 4 del 10.01.2017 - Articolo dell'Avv. Salvatore Frattallone LL.M.

A 16 anni sono stata violentata da un insegnante. Gli comminarono una pena breve perché si scoprì che aveva un tumore al cervello e dissero che la malattia poteva interferire con il controllo degli impulsi. Oggi, a distanza di anni, è vivo e libero. Posso fare qualcosa per rivalermi del danno che ho subito?

>>> Secondo l’ultimo rapporto Istat. quasi 7 milioni di donne italiane hanno subito qualche forma di abuso nel corso della loro vita.

(da StarBene n° 4 del 10.01.2017, Rubrica: Sportello dei diritti del paziente, pag. 12)

«L’articolo 585 del codice di procedura penale prevede termini precisi per l’impugnazione delle sentenze penali che oscillano, a seconda dei casi, tra un minimo di 15 giorni a un massimo di 45 e che iniziano a decorrere da momenti diversi, anche questi previsti dalla legge», risponde Salvatore Frattallone, Avvocato del Foro di Padova.

«Ma bisogna ricordare che in quel processo tu eri la persona offesa: ciò significa che, in ogni caso, non avresti potuto appellare quella condanna per chiedere che al tuo insegnante fosse irrogata una pena più grave, ma solo sollecitare il Pubblico Ministero a impugnarla e a chiedere una condanna più pesante. Se non sono trascorsi più di 5 anni dal fatto, comunque, e non ti eri costituita Parte Civile nel giudizio penale, puoi fargli causa in sede civile per chiedere di essere risarcita dei danni alla salute che ti ha provocato. La tua domanda riguarda, tra l’altro, un dibattito ancora aperto, in ambito sia giuridico sia neuroscientifico: se esista o no una correlazione tra patologie organiche e orientamento criminale. Uno studio del 2003 su un quarantenne, per esempio, ha dimostrato come questi, dopo l’insorgere di un tumore, avesse iniziato a molestare la figlia per poi smettere dopo la rimozione della neoplasia. Tuttavia nei processi il nesso deve sempre essere dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio e una sentenza di condanna, così come una di assoluzione, non può fondarsi su deduzioni».

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