PENALE - Silhouette Donna, 'Molestie on-line'.
MOLESTIE ONLINE: COME DIFENDERSI
(su Silhouette Donna, Anno 25, n° 2, febbraio 2018, pagg. 38 e 39, a cura di Roberta Camisasca)
Sono subdole, perverse, quasi sempre anonime, favorite dall'uso dei social media. Ecco cosa devi sapere per non diventarne vittima o per venirne fuori.
C'è una forma di violenza che non si manifesta in strada, nei bar o nei luoghi di lavoro, non lascia segni sulla pelle. E' subdola, perversa e vigliacca, perchè gioca sulla distanza e sull'anonimato. E' fatta di insulti, provocazioni, minacce spedite via etere. Una recente ricerca di Amnesty International, che ha coinvolto quattromila donne in otto paesa tra cui l'Italia, ha fatto luce sul fenomeno delle molestie online, rivelando come i social media possano essere un terreno minato delle donne che li utilizzano a titolo peronale o per lavoro
Mondo virtuale, violenza reale
Quasi un quarto (circa 911) delle donne intervistate ha rivelato di aver subito molestie online, 688 delle quali sui social media. Su 501 italiane, 81 hanno subito fatti spiacevoli. Gli attacchi vanno dalle minacce alle molestie, fino alla diffusione non autorizzata di informazioni personali (indirizzo, telefono, nome dei figli): un fenomeno chiamato "doxxing". Il 46% denuncia offese di natura misogina o sessista. Circa un quinto parla di minacce di aggressione fisica o sessuale. "La Rete è una realtà nient'affatto virtuale, scelta dai moderni delinquenti per commettere ogni tipo di violenza psicologica" commenta Salvatore Frattallone del Foro di Padova, esperto di privacy e reati telematici. "Si va dallo stalking al pedinamento online (monitoraggio di account, post, foto e video, cerchia di amicizie), fino alla sostituzione di persona, quando viene realizzato un account fasullo controllato dal molestiatore. Anche il cyberbullismo (la pubblicazione di conteuti aggressivi, diffamatori o rotorsivi) non colpisce più solo le ragazze ma anche le donne adulte. Nei casi più gravi si verificano episodi di istigazione all'autolesionismo o al suicidio".
Da chi dobbiamo tutelarci?
Sicuramente da chi non conosciamo: oltre il 59% delle donne intervistate ha riferito che le molestie sono arrivate da parfetti sconosciuti. "Ma sono frequenti anche intimazioni da parte di ex coniugi o fidanzati", sottolinea l'avvocato. "E' il caso del 'revenge porn', l'illecita e non autorizzata diffusione di foto e video hard".
Paura, isolamento, AUTOCENSURA
Spaventate e sfiduciate, il 76% delle vittime ha cambiato il modo di usare i social media. Molte hanno rinunciato alla libertà di espressione, specialmente su certi argomenti, a causa degli attacchi sessisti. C'è chi arriva a non postare più un selfie, per paura di essere fraintesa o adescata. Oltre all'autocensura sul web, c'è l'ansia per le conseguenzwe nella vita reale: il 41% ha avuto paura per la sua incolumità fisica. Circa un quarto ha temuto ritorsioni sui familiari. Più della metà ha denunciato ansia e attacchi di panico. Una paura fondata? "Si, siamo di fronte a unpericolo che non cessa quando ci si disconnette. Un tweet molesto può generare nel giro di pochi minuti un'ondata d'odio" spiega Azmina Dhrodia, ricercatrice di Amnesty International su tecnologia e diritti umani.
Quando presentare la denuncia
"Le vittime possono segnalare il comportamento lesivo ai gestori dei siti o dei social e chiedere che il contenuto offensivo venga rimosso. Se ciò non bastasse, l'ivito è di rivolgersi alle forze dell'ordine per una querela formale, magari con l'assistenza di un legale che può effettuare indagini per raccogliere prove di responsabilità penale (Shreenshot e registrazioni). Il numero 1522, del Dipartimento delle pari opportunità può fornire consigli utili" spiega Frattallone. La querela può essere presentata con un atto scritto o raccontando a voce i fatti al pubblico ufficiale. "Per essere valida va presentata entro 6 mesi da quando la vittima ha subito il reato di stalking, a eccezione di alcuni casi in cui il delitto è procedibile d'ufficio (se commesso nei confronti di minori o persone con disabilità). Per gli altri reati (minaccia non grave, diffamazione) il termine è di solo 3 mesi. Il Questore può ammonire in tempi molto brevi il colpevole, per dissuaderlo dal comportamento molesto. Se persiste, scatta il procedimento penale e aumenta la pena per violazione dell'art. 612-bis c.p.".
Regole di sicurezza sul web
- Non abbiate una fiducia incondizionata verso i vostri contatti, anche se lo conoscete bene: un battibecco anche banale può far sorgere ripicche violente.
- Riflettete prima di postare e condividere qualcosa di personale (video, foto, indicazioni su abitazione e luogo di lavoro).
- Installate un'estensione del browser che migliora la privacy, modificando in senso restrittivo le regole sull'opposizione al trattamento. Alcune App, come Google Alert, avvertono quando qualcuno mette online il vostro nome o indirizzo email.
- Non lasciante in giro i vostri dispositivi elettronici, anche a casa e sul posto di lavoro. Usate chat anonime e cancellate ogni volta la cronologia.
- Eseguite il 'logout', la disconnessione dal profilo sui social-media dopo ogni sessione: eviterete che altre persone possano violare e utilizzare il vostro profilo.
Le 'star' dello spettacolo sono le vittime privilegiate
degli haters, gli 'oliatori' del web. Ma nel mirino ci
sono anche molte donne della politica, colpite da
insulti e battute oscene. Nella foto alcune tra le
più bersagliate: Belén Rodriguez, Virginia Raggi,
Francesca Barra, Maria Elena Boschi.