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PRIVACY - Gente, "A Lecco le donne finiscono in un menu".

Gente 20.05.2017 - Avv. Salvatore Frattallone

Come al ristorante, si può scegliere tra oltre mille profili. Presi da facebook all'insaputa delle vittime. L’autore, stupito, si difende: «Sono dispiaciuto, era solo per beneficienza»

(GENTE, 20.05.2017, di Alessandra Gavazzi)

La ragazza bionda sulla copertina non si vede in viso. È di spalle, guarda il lago. la foto in sé non è volgare e per chi non la conosce è difficile capire che non è lei. Eppure raccontano che da quando ha visto quella foto la ragazza piange calde lacrime. I suoi genitori sono arrabbiati, non capiscono come sia potuta finire lì. Perché quello è il Catalogo delle donne single. Una sorta di menu, come al ristorante, con foto e dati personali di oltre mille ragazze e signore. Minorenni, universitarie, persone adulte: la gamma è vastissima, ci sono profili per tutti i gusti.

Prezzo di copertina - perché quello che sembrava uno scherzo è diventato un libricino in vendita su un sito internet - 6 euro e 75 centesimi. I dati sarebbero stati presi dai profili Facebook delle malcapitate a loro insaputa. Una storia assurda accaduta a Lecco e sulla quale ora c'è un'indagine aperta. A.N.M., identificato in una manciata di ore dagli inquirenti come l'autore dell'opera, dal canto suo si dice mortificato. In sostanza, sostiene, si sarebbe trattato di un malinteso ideato a fin di bene. «Se qualcuno può essersi sentito offeso, ne sono certamente dispiaciuto, non ne avevo intenzione e ho ritirato la vendita», ha detto. Il suo obiettivo sarebbe stato raccogliere fondi per finanziare concorsi letterari organizzati dal suo circolo culturale e promuovere nuovi talenti. «Sono una brava persona, dedita al volontariato. Molti utenti dei social, maschi di ogni età, nello scorrere i profili femminili spesso pongono attenzione allo status sentimentale. Noi abbiamo semplicemente ritenuto di far pagare qualcosa per far risparmiare del tempo agli interessati». Un risparmio che però, ovviamente, non è piaciuto alle interessate. Loro non ne sapevano nulla e che alla spicciolata sono venute a sapere di essere finite nel catalogo, alla stregua dei prodotti. Adriana ventura, consigliera provinciale con delega alle pari opportunità, sta cercando di riunirle tutte per dar corso a una causa collettiva. Con quale accusa è tutto da vedere. L'autore si difende dicendo di aver usato solo dati provenienti da profili "aperti", quindi in teoria pubblici. «In realtà», spiega l'Avvocato Salvatore Frattallone, penalista ed esperto in Diritto della Rete, «il social network, di per sé, non è un elenco pubblico e il Garante per la Privacy ha anche stabilito che, nel dubbio, i profili vanno considerati sempre privati. Ma sicuramente questo caso costituirà un precedente». Due i possibili reati: la diffamazione e la violazione della riservatezza dei dati personali. Non è tutto così immediato. «Bisognerà stabilire se lo stato civile, perché è di questo che parliamo se diciamo che una donna è single o meno, è un dato sensibile o no. In ogni caso, anche se non lo fosse», spiega l'Avvocato, «per diffondere un dato anche non sensibile avrebbe dovuto chiedere il consenso all'interessata». Così non sarebbe accaduto. Ha detto una delle donne finite nel catalogo: «L'ho scoperto da alcuni colleghi e sono allibita. Ma quello che mi preoccupa di più è che sono riportati anche profili di ragazzine: c'è chi potrebbe approfittarsi di loro». 

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