ORD. FORENSE - Antitrust, liberalizzazioni e professioni intellettuali.
Pare incredibile, ma secondo l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato l'Italia non può riprendere a "crescere" economicamente, a dispetto della crisi finanziaria che affligge l'intero occidente, se non si realizzano subito queste cinque priorità nel settore libero-professionale:
- abolire qualsiasi forma di tariffario;
- riformare gli Ordini professionali, garantendo che la funzione disciplinare sia svolta da organismi che garantiscano la terzietà;
- limitare le competenze ordinisitiche, quanto alla formazione permanente del professionista, alla mera fissazione di requisiti minimi dei corsi di formazione, senza alcuna necessità di autorizzazioni o riconoscimenti preventivi;
- rivedere la pianta organica dei notai, ampliando i posti da assegnare;
- abolire ogni controllo degli Ordini sulla trasparenza e veridicità dei messaggi pubblicitari veicolati dai professionisti.
Questo l'estratto delle proposte appena avanzate, sul punto, dall'Autorità Indipendente di Piazza Verdi a Roma, rivolte all'Esecutivo guidato da Mario Monti e alle Camere.
Più sotto, alcune banali osservazioni al riguardo.
Comunicato Stampa A.G.C.M.
Antitrust propone a Governo e Parlamento alcune misure possibili per far ripartire al più presto la crescita economica
Roma, 05.01.2012 - Dai servizi pubblici locali alle poste, dai trasporti alle banche e all’energia, fino alle professioni e alla semplificazione dell’attività amministrativa: le proposte tecniche dell’Autorità per rimuovere gli ostacoli che ancora si frappongono all’apertura dei mercati e per promuovere la concorrenza.
Necessario accompagnare le liberalizzazioni con interventi che garantiscano l’equità sociale e che favoriscano, anche attraverso le opportune riforme del diritto del lavoro, nuove opportunità di inserimento per i soggetti che ne uscissero particolarmente penalizzati.
Dai servizi pubblici locali alle poste, dai trasporti alle banche e all’energia, fino alle professioni e alla semplificazione dell’attività amministrativa: è lo spettro delle proposte tecniche contenute nella segnalazione dell’Antitrust, firmata dal presidente Giovanni Pitruzzella e finalizzate a rimuovere ogni ostacolo all’apertura dei mercati, per meglio promuovere la concorrenza, la competitività e la crescita del Paese. Un contributo offerto a Governo e Parlamento nel pieno rispetto della loro autonomia politica e costituzionale ma anche nella consapevolezza che in questa fase storica ci siano tutte le condizioni perché possa finalmente realizzarsi un “circolo virtuoso” tra Istituzioni rappresentative, forze politiche e Autorità indipendenti volto a conseguire l’interesse generale, superando gli egoismi di parte e le resistenze di quegli interessi consolidati che le politiche di liberalizzazione finiranno inevitabilmente per intaccare.
Secondo l’Antitrust la legge annuale sulla concorrenza è lo strumento con il quale procedere: per vincere ostacoli e resistenze dei gruppi che si sentono danneggiati, occorre infatti recuperare la dimensione dell’interesse generale e la sua prevalenza sui vari egoismi di categoria, procedendo con interventi di ampia portata che contestualmente sciolgano i nodi anticoncorrenziali su mercati diversi e con attori economico-sociali differenti.
L’Antitrust ha consapevolezza che per superare le numerose incrostazioni corporative e le resistenze dei grandi attori economici ad un’effettiva apertura del mercato, la politica di liberalizzazioni dovrà inevitabilmente essere una sorta di work in progress; ma l’urgenza della crisi richiede di non indugiare e di attuare gli interventi di immediata applicazione. Ugualmente non vanno sottovalutati i costi sociali sottesi, nel brevissimo periodo, alle liberalizzazioni. Per questo l’Autorità invita le istituzioni della democrazia rappresentativa e le forze politiche ad accompagnare le misure di liberalizzazione con altri interventi diretti a garantire l’equità sociale e a favorire, anche attraverso le opportune riforme del diritto del lavoro, nuove opportunità di lavoro per i soggetti che a causa dei complessi processi di ristrutturazione economica, lo hanno perduto o corrono il rischio di perderlo.
Di seguito gli interventi proposti settore per settore.
(omissis)
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PROFESSIONI, ABOLIRE QUALSIASI TARIFFARIO, AMPLIARE PIANTA ORGANICA DEI NOTAI.
Nel settore delle professioni occorre l’abolizione espressa di qualsiasi forma di tariffario mentre gli Ordini vanno riformati, garantendo che la funzione disciplinare sia svolta da organismi che garantiscano un ruolo terzo.
Anche nel settore della formazione professionale il potere dei Consigli degli Ordini va limitato alla fissazione di requisiti minimi dei corsi di formazione, senza alcuna necessità di autorizzazioni o riconoscimenti preventivi.
E’ inoltre necessaria la revisione della pianta organica dei notai, in modo da aumentare significativamente il numero dei posti.
Per tutti gli Ordini va infine abrogata la norma che prevede il controllo, da parte degli Ordini stessi, sulla trasparenza e veridicità dei messaggi pubblicitari veicolati dai professionisti.(omissis)
(fonte: http://www.agcm.it)
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Qualche domanda - come taluno soleva dire - sorge però spontanea.
Posto che ad oggi le parti già sono, per legge, libere di contrattare di regola l'onorario, come si valuteranno gli onorari da liquidare nelle cause a carico di controparte soccombente?
Nel caso di controversie tra avvocato ed ex-cliente quali parametri costituiranno un valido riferimento?
Per i gratuiti patrocini, che criteri obiettivi si utilizzerano per remunerare il difensore di colui che sia stato ammesso a fruire del patrocinio a spese dello Stato?
Nelle prestazioni svolte a favore di enti pubblici si sceglieranno i legali col criterio del massimo ribasso?
Che gli Ordini vadano riformati, del resto, è più che opportuno, lo chiede da decenni tutta l'Avvocatura unita.
Ma che la funzione disciplinare, anziché lasciare la funzione istruttoria al Consiglio territoriale e assegnare la funzione giudicante a quello distrettuale, debba venire affidata ad organismi misti, composti anche da persone nient'affatto esercenti la professione forense, quali ad esempio, rappresentanti dei consumatori, è a dir poco ridicolo.
Chiunque, svegliandosi alla mattina, potrà peraltro mettersi a vendere corsi all'Avvocatura, magari di pessimo livello, squalificanti e a prezzi esorbitanti.
Con le ovvie ricadute, da un lato, sulla qualità della prestazione offerta dai legali preparati e aggiornati con tali sistemi, non meno che sull'aumento dei costi, dall'altro lato, per la formazione obbligatoria, che - ad oggi - contempla un'amplissima offerta di corsi e seminari, da quelli a pagamento a quelli forniti gratuitamente dalle numerose associazioni forensi e dagli stessi Ordini, tutti accreditati previo rigoroso vaglio dei contenuti e delle proposte formative nonché delle qualifiche, dei curricola e dell'esperienza, giudiziaria o accademica, dei relatori.
Se si consentisse, inoltre, agli Avvocati di autenticare le scritture private e di renderle esecutive, si potrebbe promuovere una riforma "a costo zero", agevolando imprenditori e cittadini, valorizzando la professionalità dei legali e favorendo la circolazione di beni e servizi.
Il numero dei notai in Italia è esasperatamente basso - circa 4.700, di cui il 17,5% figli di notai - mentre gli avvocati sono 240.000, con un tasso di crescita del 10% annuo, oltre ai migliaia di dottori praticanti ammessi al patrocinio (che, per sei anni, possono esercitare dinanzi a Giudici di Pace e Tribunali monocratici del circondario di Tribunale): la sproporzione è evidente e per i notai la concorrenza, di fatto, non può dirsi che sia effettiva.
Già nel 2004 vi fu chi disse pubblicamente che la giovane avvocatura rappresentava il sottoproletariato intellettuale. E nessuno si scandalizzò.
Forse, sarebbe più utile prevedere una serie di misure concrete di stimolo fiscale volte a favorire l'esercizio della professione, che produce reddito, dà occupazione e garantisce la crescita equilibrata del sistema-Paese: 8 milioni di liberi professionisti italiani attendono da anni, invano, un sostegno economico che, a tutt'oggi, è riservato - dagli esecutivi d'ogni colore - solo, soltanto e sempre alla imprese.
Ben venga, per altro aspetto, un ulteriore ammordernamento della disciplina della pubblicità informativa per i professionisti, ma tenendo presente che dei limiti minimi, nell'interesse dell'utenza (ovverosia dei cittadini che sono chiamati ad avvalersi della prestazione professionale, spesso cercando un professionista quando versano in situazione di difficoltà) sono sempre opprtuni.
Se così non fosse, potremmo avere chi farà a gara per ritagliarsi uno spazio sul mercato non per meriti o arguzie professionali, non per stima e fama progressivamente acqusite, non per competenze, studio e specializzazione, ma contando solo sulla capacità d'investire in campagne promozionali che nulla avrebbero a vedere con il decoro della professione.
Se non - addirittura - cercando soltanto di stupire il potenziale cliente da "assistere". Magari facendo leva sul genere o sul altre doti non propriamente consone alla dignità della toga, come le campagne pubblicitarie di questi ultimi decenni ci hanno abituato a vedere.
L'Avvocatura è una risorsa irrinunciabile della società civile e della giustizia.
Non esiste "stato di diritto" nè "giurisdizione" senza un'Avvocatura libera e indipendente.
La regolamentazione della difesa dei valori costituzionali del cittadino non è materia da decretazione d'urgenza né da regolamento ministeriale, tanto importanti e significativi sono i valori sottesi alla necessità d'un autentico contraddittorio e alla salvaguardia dei diritti, degli interessi e delle libertà dei cittadini.